Nel corso del quarto trimestre dello scorso anno il Pil USA è cresciuto dell’1,9 per cento, contro il 3,5 per cento del trimestre precedente: dati ritenuti parzialmente deludenti dalla maggior parte degli analisti, che hanno comunque potuto denotare la presenza di alcuni elementi statistici di rilievo positivo.
Peraltro, è facilmente intuibile come il rallentamento della crescita economica complessiva degli Stati Uniti sia da ascrivere al contributo negativo del canale estero, che è stato in verità molto più ampio di quanto non fosse atteso, giungendo a -1,7 punti percentuali. Ancora più nel dettaglio, i comunicati che sono arrivati dall’altra parte dell’Oceano sostengono come le esportazioni siano state in calo di -4,3 per cento trimestre su trimestre, annualizzato, ma siano comunque in grado di porsi sulla strada più ampia contraddistinta da uno straordinario aumento di 10 per cento, su stesso riferimento temporale, riscontrato nel corso del trimestre estivo, e dovuto soprattutto a fattori una tantum nell’agricoltura.
Cresce invece l’import, con le importazioni che vengono date in rialzo di 8,3 per cento trimestre su trimestre, annualizzato. Le scorte danno un ampio contributo positivo (+1 punto percentuale), ritenuto comunque insufficiente a controbilanciare del tutto l’effetto delle esportazioni nette. Nel complesso, i dati sono positivi in termini di domanda domestica: il rallentamento della crescita riflette la normalizzazione delle esportazioni dopo il boom nel comparto agricolo visto in estate, dovuto a fattori climatici straordinari. Pertanto il trend della crescita rimane soddisfacente, anche perché è diffuso a tutte le componenti della domanda.
L’appuntamento con i dati di crescita economica è ora incentrato sui primi elementi statistici del 2017, i primi della nuova amministrazione ma, in verità, troppo precoci per poter valutare gli effetti delle prime misure made in Trump.