Come intuibile nello scenario che si è andato a delineare, i listini europei hanno aperto pesantemente negativi in mattinata, come reazione immediata dell’elezione di Donald Trump, il candidato repubblicano, alla Presidenza degli Stati Uniti; i mercati temono soprattutto forti contraccolpi sul commercio internazionale sulla base dei programmi elettorali presentati durante la campagna.
Nelle prime battute, i principali listini europei registrano flessioni in media superiori al 2 per cento, con il FTSEMIB che accusa la variazione peggiore date le forti pressioni in vendita sui titoli Bancari. L’indice domestico sembra comunque trovare sostegno sul minimo della scorsa settimana, in corrispondenza dell’area supportiva di maggiore valenza posta a 16.200-16.100 punti: la tenuta di tali livelli potrebbe rappresentare un primo importante segnale di reazione. In giornata i listini hanno tuttavia virato in territorio nettamente positivo, con un segnale molto chiaro di quel che sta accadendo.
La prima reazione negativa al successo di Trump la si è comunque registra sui mercati asiatici, con i principali indici in forte calo. Pesante reazione della Borsa giapponese, per via soprattutto dei maggiori rapporti commerciali con gli Stati Uniti, che potrebbero subire un notevole contraccolpo dalla politica protezionista del nuovo Presidente statunitense. Il Nikkei accusa così una flessione del 5,36 per cento, registrando anche un nuovo minimo dello scorso agosto. L’andamento risulta condizionato anche dal deciso rafforzamento dello yen, sia come conseguenza della debolezza del dollaro che come reazione al clima di maggiore propensione al rischio presente sui mercati.
Vedremo, nei prossimi giorni, quale potrebbe essere l’evoluzione dei mercati finanziari e del Forex, dove si verifica un buon apprezzamento dell’euro. Sulle commodities, balzo dell’oro, come intuibile in un clima di rinnovata avversione al rischio.