Il calendario macroeconomico statunitense nel corso degli ultimi giorni ha fornito una serie di dati piuttosto interessanti sull’evoluzione delle principali variabili fondamentali interno al Paese nordamericano. Tra i principali, spicca l’aggiornamento sulla fiducia dei consumatori rilevata dall’University of Michigan, che a settembre (dato ancora preliminare) è calata solo in via marginale, a 95,3 punti, contro i precedenti 96,8 punti.
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Peggiorano gli ordinativi statunitensi
Periodo di aggiornamenti macro economici anche per gli Stati Uniti, dove gli ultimi dati forniti agli analisti finanziari hanno avuto un andamento altalenante e non omogeneo. In particolar modo, rileviamo come la stima relativa alla visione preliminare sulla variazione degli ordini di beni durevoli aggiornata al mese di maggio abbia visto una contrazione di -1,1 per cento su base mensile, in peggioramento rispetto al -0,9 per cento visto nell’aggiornamento del mese di aprile e di cinque decimi di punto percentuale sotto le attese.
Stati Uniti, fiducia dei consumatori in lieve calo
Stando agli ultimi aggiornamenti statistici disponibili negli USA, la fiducia dei consumatori statunitensi, rilevata dal Conference Board ad aprile, è diminuita in maniera modesta a 120,3 punti da 124,9 punti risalenti all’update relativo al mese di marzo. La correzione riguarda sia l’indice corrente (a 140,6 punti da 143,9 punti) che quello delle aspettative (a 106,7 punti da 112,3 punti). Ad ogni modo, il calo non può modificare il buon quadro di riferimento, con la fiducia che rimane su livelli storicamente molto elevati, coerenti con una dinamica dei consumi compresa fra il 2 e il 3 per cento annuo.
Stati Uniti, uno sguardo all’andamento delle vendite di case
La pubblicazione di alcuni nuovi dati macro sul territorio a stelle e strisce ci permette di fare il punto sull’andamento delle vendite sul mercato immobiliare americano. Cominciamo dalle vendite di case esistenti, che nel corso del mese di febbraio sono diminuite a quota 5,49 milioni di unità annualizzate, contro i 5,69 milioni di gennaio.
Fed, FOMC sempre più ottimista sul futuro
In linea con le previsioni di mercato, la riunione del FOMC dello scorso mese di marzo – come ben noto – si è conclusa con un rialzo dei tassi di riferimento fed funds di 25 punti base, conducendo così il livello degli stessi fed funds in un range compreso tra 0,75 per cento e 1,0 per cento. La decisione è stata assunta con un solo voto contrario, quello – ampiamente preannunciato – di Kashkari.
USA, l’estero rallenta la crescita del Pil trimestrale
Nel corso del quarto trimestre dello scorso anno il Pil USA è cresciuto dell’1,9 per cento, contro il 3,5 per cento del trimestre precedente: dati ritenuti parzialmente deludenti dalla maggior parte degli analisti, che hanno comunque potuto denotare la presenza di alcuni elementi statistici di rilievo positivo.
Trump vince le elezioni, Borse a picco (per poco!)
Come intuibile nello scenario che si è andato a delineare, i listini europei hanno aperto pesantemente negativi in mattinata, come reazione immediata dell’elezione di Donald Trump, il candidato repubblicano, alla Presidenza degli Stati Uniti; i mercati temono soprattutto forti contraccolpi sul commercio internazionale sulla base dei programmi elettorali presentati durante la campagna.
Nelle prime battute, i principali listini europei registrano flessioni in media superiori al 2 per cento, con il FTSEMIB che accusa la variazione peggiore date le forti pressioni in vendita sui titoli Bancari. L’indice domestico sembra comunque trovare sostegno sul minimo della scorsa settimana, in corrispondenza dell’area supportiva di maggiore valenza posta a 16.200-16.100 punti: la tenuta di tali livelli potrebbe rappresentare un primo importante segnale di reazione. In giornata i listini hanno tuttavia virato in territorio nettamente positivo, con un segnale molto chiaro di quel che sta accadendo.