Nel momento in cui un soggetto si trova a dover saldare dei debiti cui non è stato in grado di assolvere, il creditore può richiedere il pignoramento dello stipendio. Secondo questo articolo che parla del pignoramento dello stipendio negli ultimi anni la normativa è leggermente cambiata, soprattutto per quanto riguarda i pignoramenti notificati presso la banca in cui il debitore possiede un conto corrente.
Cosa si intende per pignoramento dello stipendio
La situazione italiana oggi vede la presenza di numerosi debitori, che hanno difficoltà ad assolvere alcuni debiti. Si tratta in genere di soggetti che hanno contratto dei debiti con la pubblica amministrazione, che spesso ammontano a varie migliaia di euro. Un soggetto che deve allo Stato, ad esempio, 10.000 euro ma non possiede questa cifra può trovarsi con il pignoramento dello stipendio. In sostanza il creditore invece di attendere che il debitore saldi il debito, si arroga la possibilità di appropriarsi di parte dei suoi futuri stipendi. In particolare in Italia la richiesta massima di pignoramento dello stipendio è pari a un quinto dell’ammontare, al netto delle tasse.
Il pignoramento in azienda
Il creditore può notificare il pignoramento dello stipendio direttamente all’azienda in cui il debitore lavora. In questo caso è il datore di lavoro stesso, o meglio la banca che “conserva” gli stipendi dell’azienda, che salda al creditore quanto dovuto. In questo caso permane la legislazione vigente fino agli anni scorsi; quindi il creditore può ottenere il rientro del debito suddiviso in rate che ammontano a un quinto dello stipendio del debitore. Come dicevamo poco sopra, il quinto, ossia il 20%, si calcola sullo stipendio netto, quindi dopo aver saldato le varie tasse correnti.
Il pignoramento in banca
Ciò che cambia secondo la vigente legge riguarda i pignoramenti in banca. Il creditore invece di notificare il pignoramento all’azienda in cui il debitore lavora, lo fa alla banca presso cui versa i propri stipendi. In questo caso è pignorabile anche la somma di denaro presente sul conto prima della notifica del pignoramento. Tale somma però non è pignorabile per intero, viene infatti preservata una cifra pari a 3 volte l’assegno sociale, cifra che varia di anno in anno, pari a circa 450 euro. Quindi più o meno 1350 euro (per approssimazione in eccesso) non possono essere toccati; tutti i soldi che superano tale cifra possono invece essere subito pignorati. A partire dal primo stipendio che sarà versato sul conto invece vigono le stesse leggi del pignoramento in azienda, quindi la richiesta non può superare un quinto dello stipendio netto.
Più di un pignoramento
Ci sono purtroppo soggetti che si trovano in una situazione in cui diversi creditori si arrogano la possibilità di pignorare il loro stipendio. In questo caso la cifra prelevata da ogni singolo creditore non può superare un quinto dello stipendio, calcolato sempre sul totale netto dell’emolumento. Quindi, a conti fatti, chi ha debiti con diversi soggetti può trovarsi con uno stipendio decurtato di ben più di un quinto; in questi casi però non si può prelevare più del 50% dello stipendio totale netto.