Dopo tre settimane consecutive al rialzo, il dollaro statunitense ha chiuso la settimana passata all’insegna della stabilizzazione, come peraltro era stato atteso da numerosi analisti. L’impulso rialzista post-vittoria di Trump dovrebbe essersi perlopiù esaurito, almeno per il momento, in attesa di novità dallo staff dell’amministrazione che subentrerà a quella presieduta da Obama. I tassi sono saliti significativamente rispetto ai livelli pre-elezioni portando il mercato ad allinearsi allo scenario della Fed in tema di rialzi nel 2017. E il dollaro ha seguito apprezzandosi anch’esso abbondantemente.
Prima di proseguire sullo stesso trend è tuttavia probabile che si osservi una breve pausa, in attesa di ottenere informazioni in più dal FOMC della prossima settimana (14 dicembre), in occasione del quale la Fed fornirà qualche indicazione in più sul profilo di rialzo dei tassi in funzione delle politiche economiche che verranno implementate sotto la presidenza Trump.
I rischi comunque sono ancora verso l’alto. L’employment report di venerdì scorso è stato positivo, con un ampio aumento degli occupati e un calo del tasso di disoccupazione. L’inatteso calo dei salari, pur non compromettendo il trend di fondo, ha comunque impedito al dollaro di trarre beneficio dagli altri dati. Tra i pochi dati in uscita questa settimana rilevano oggi l’ISM non-manifatturiero e la fiducia del Michigan venerdì, entrambi attesi positivi. L’evento chiave della settimana sarà comunque la riunione BCE di giovedì.
Successivamente a tale evento, la concentrazione sarà incentrata tutta sul FOMC della settimana dopo, anche se i mercati hanno lasciato largamente intendere di aver già scontato l’ipotesi di rialzo dei tassi da parte della Fed, quale scenario principale.