Un’obbligazione convertibile è un’obbligazione con un’opzione per il detentore, che permetterà allo stesso di scambiare l’obbligazione in “nuove” azioni ordinarie della società emittente a determinati termini e condizioni. Questi includono il periodo di conversione e il rapporto di conversione. Ma che cosa si intende con queste parole?
In estrema sintesi, il periodo di conversione è il periodo durante il quale l’obbligazione può essere convertita in azioni. Il rapporto di conversione è invece il numero di azioni ricevute per ogni obbligazione convertibile, di cui il detentore decide di utilizzare l’opzione di conversione.
Il prezzo di conversione, che è il prezzo effettivo pagato per le azioni ordinarie, è il rapporto tra il valore nominale del convertibile e il rapporto di conversione. I convertibili hanno quasi sempre una clausola di call. Tipi speciali di convertibili sono le obbligazioni convertibili obbligatorie, le obbligazioni scambiabili e così via.
Una obbligazione convertibile è molto simile a un’obbligazione con un warrant. Tuttavia, questo concetto non è molto utile ai fini della valutazione. Un problema importante è che il prezzo di esercizio del warrant (il prezzo di conversione) viene pagato con la restituzione dell’obbligazione che lo accompagna. Pertanto il prezzo d’esercizio cambia nel tempo. Il fatto che la maggior parte dei convertibili sia richiamabile crea un altro problema di valutazione, anche se diversi studiosi hanno sviluppato dei modelli piuttosto attendibili che tengono conto anche di queste considerazioni.
Complessivamente, pertanto, un’obbligazione convertibile è un titolo di debito che tuttavia permette al suo legittimo possessore di tenere aperta una porta per il possesso di azioni, con conseguente migrazione del suo status da quello di creditore a quello di socio. La scelta se effettuare la conversione sarà in capo al detentore del bond, sulla base delle proprie personali valutazioni di convenienza finanziaria, e degli obiettivi che si è posto.