Alitalia ha lanciato il suo nuovo piano industriale. Un piano ambizioso, che punta a conseguire una riduzione dei costi pari a circa un miliardo di euro entro la fine dell’esercizio 2019 e, contemporaneamente, ottenere un aumento dei ricavi del 30 per cento, concentrando i propri sforzi soprattutto sulla flotta di breve e di medio raggio, che però sarà ridotta di 20 aerei e soprattutto su una nuova offerta commerciale più competitiva per le rotte di medio e di breve raggio.
Misure definite “radicali”, con cui viene arricchito il nuovo piano industriale 2017-2021 della compagnia aerea di bandiera, e con la quale il consiglio di amministrazione societario punta evidentemente a dare stabilità all’azienda, permettono di garantire e assicurare la sospirata sostenibilità di lungo termine, con il target ambizioso di un ritorno all’utile entro la fine del 2019.
Ad ogni modo, ambizione non significa affatto impossibile. Tant’è vero che il target di ricondurre i conti in attivo nel corso dei prossimi tre anni è ritenuto da alcuni advisor indipendenti come “raggiungibile”. Alcuni osservatori autorevoli hanno infatti precisato che le prestazioni finanziarie che vengono stimate nel piano siano realistiche e che possano riuscire a riportare all’utile la compagnia entro la fine del 2019. Entro tale data, la compagnia dovrebbe – come anticipato – ridurre costi operativi e i costi del personale di un miliardo di euro e portare i ricavi d’esercizio da 2,9 miliardi di euro a 3,7 miliardi di euro.
Rivisitazione del modello di business, riduzione dei costi e incremento della produttività, ottimizzazione del network di collegamenti e delle partnership, nuove iniziative commerciali attraverso soluzioni tecnologiche già disponibili, sembrano essere i pilastri su cui basare la nuova strategia. Saranno sufficientemente solidi?