In ambito medico esistono molte condizioni patologiche, più o meno frequenti e più o meno gravi, che determinano difficoltà nella respirazione. Tali difficoltà, a seconda del tipo di patologia, possono essere sporadiche e temporanee o, al contrario, croniche.
Le terapie relative alle malattie cui si associa una difficoltà respiratoria possono essere di tipo diverso; in alcuni casi per esempio, è sufficiente instaurare una terapia basata esclusivamente sull’assunzione di medicinali; in altri casi può essere consigliabile, se non necessario, intervenire chirurgicamente.
In vari casi, trattando il disturbo di base, si risolvono anche le problematiche respiratorie, mentre in altri è invece necessario, per periodi più o meno lunghi, affidarsi ad apparecchi medicali atti a fornire un supporto respiratorio.
Fra quelli principali si ricordano in particolar modo i dispositivi CPAP, le apparecchiature BiPAP e i concentratori di ossigeno; di seguito una breve analisi di questi ultimi, utilizzati per supportare la respirazione di pazienti affetti da varie patologie.
Cosa sono i concentratori di ossigeno?
Un concentratore di ossigeno è un dispositivo medicale utilizzato per la somministrazione della cosiddetta ossigenoterapia, un trattamento che fornisce ossigeno supplementare ai polmoni in caso di ipossiemia, ovvero quando i livelli di ossigeno nel sangue sono eccessivamente bassi.
L’apparecchio estrae l’ossigeno contenuto nell’aria dell’ambiente, lo convoglia in un apposito serbatoio e tramite una cannula o un’apposita maschera viene somministrato al paziente.
In passato i concentratori di ossigeno erano apparecchi pesanti e di notevole ingombro e coloro che dovevano effettuare la terapia erano giocoforza costretti a effettuare il trattamento in una struttura sanitaria oppure in ambito domestico senza possibilità di muoversi.
I progressi tecnologici che si sono avuti nel corso degli anni hanno fortunatamente permesso la realizzazione di concentratori di ossigeno portatili, leggeri e di scarso ingombro.
Ciò ha consentito un miglioramento non di poco conto per quanto concerne la libertà e la qualità di vita dei pazienti costretti a sottoporsi alla terapia con ossigeno; è infatti possibile muoversi liberamente utilizzando ogni mezzo di trasporto: treno, aereo, bus, automobile ecc. Risulta anche possibile effettuare attività fisica.
Per quali condizioni patologiche si ricorre ai concentratori di ossigeno?
Sono diverse le condizioni patologiche per le quali il medico prescrive il ricorso a un concentratore di ossigeno.
Alcune di queste malattie hanno carattere cronico e, conseguentemente, è necessario sottoporsi al trattamento per tutta la vita; altre sono problematiche destinate a risolversi nel giro di poche settimane o mesi e quindi la terapia dovrà essere seguita soltanto per il periodo necessario alla guarigione.
Una delle più note e diffuse malattie croniche per cui risulta necessario utilizzare un concentratore di ossigeno è la BPCO, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, una seria patologia che colpisce polmoni e bronchi determinata nella maggior parte dei casi da una diretta e prolungata esposizione al fumo di sigaretta o a sostanze che determinano un danno polmonare.
Altre patologie a carattere cronico che richiedono il supporto respiratorio sono l’enfisema polmonare, la fibrosi cistica, la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno ecc.
Fra le patologie che invece richiedono un trattamento temporaneo, breve o lungo che sia, si ricordano la polmonite grave, gli attacchi di asma gravi, lo shock anafilattico, alcune patologie che colpiscono i nati prematuri (come per esempio la displasia broncopolmonare e la sindrome da distress respiratorio) ecc.