Snam ha annunciato di aver chiuso i primi nove mesi del 2016 portando a casa ricavi pari a 2,586 miliardi di euro, in calo del 5,9% per cento su base annua, un utile operativo di 1,296 miliardi di euro, in flessione del 12 per cento su base annua, e un utile netto di 783 milioni di euro, con una contrazione dell’11,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nel solo trimestre del 2016 l’utile è invece ammontato a 257 milioni di euro, a fronte dei 276 milioni di euro di 12 mesi prima. A fine settembre l’indebitamento finanziario netto era pari a 14,019 miliardi di euro contro i 13,779 miliardi di euro di dicembre 2015. Il flusso di cassa netto da attività operativa è stato pari a 1,686 miliardi di euro: il cash flow ha beneficiato del contributo incassato dalle società partecipate valutate con il criterio del patrimonio netto, ha consentito di finanziare interamente i fabbisogni connessi agli investimenti netti pari a 1,017 miliardi di euro.
Per quanto attiene le principali dichiarazioni del top management, negli scorsi giorni l’amministratore delegato Marco Alverà, in un incontro con gli analisti, ha dichiarato che il progetto relativo al gasdotto Tap “sta progredendo bene: ci sono alcuni problemi che stiamo affrontando in Italia collaborando con le autorità locali e nazionali, ma confermiamo l’avvio nel 2020”. Per quanto invece riguarda le principali strategie di acquisizioni e di crescita all’estero, il manager ha ricordato che Snam manterrà “un approccio aperto ma con criteri di investimento rigorosi e selettivi”, e che l’Europa “è sempre più convinta dell’utilità di creare una Energy Union e alcuni nostri progetti, tra cui il reverse flow, il Midcat e lo stesso Tap, vanno proprio in questa direzione. Una maggiore liquidità e interconnessione tra i mercati europei del gas è sempre più una priorità strategica per l’Europa”.